Questo sarebbe veramente il colmo! Mentre tutto il mondo del gioco d’azzardo pubblico ed anche quello dei casino online autorizzati, si attende la “famigerata riforma” e lei sfugge come un’anguilla… il Governo pensa ad una tassa sul comparto. E se la si vuole dire tutta, gli addetti ai lavori se lo stavano anche aspettando visto che quando si parla di gioco pubblico non c’è da meravigliarsi più di nulla: anzi, la cosa più inusitata sembra normale e “una presa in giro” come quella che circola relativamente ad una nuova tassa sul gioco, lascia spazio non alla sorpresa, ma all’indignazione.
Quando si dice che la riforma “guizza via” è la esatta sensazione che si percepisce dopo aver avuto la stessa riforma sbandierata qualche giorno addietro e, successivamente, uno stop in Conferenza Unificata: ciò è da attribuire alle solite Regioni, con la Lombardia in testa, e ad altri oppositori della linea che ha intrapreso il Governo relativamente al riordino. Insomma, gli Enti Locali lamentavano la necessità di introdurre limitazioni, ma quando l’Esecutivo propone “la limitazione dell’offerta” del prodotto gioco, gli stessi Enti rendono impossibile l’attuazione.
Onestamente, non si capisce cosa si voglia in realtà, tenendo conto che il Governo avrebbe la facoltà di prendere una decisione definitiva ed in proprio, imponendo di conseguenza una soluzione, posto che la Conferenza non ha voluto o potuto farlo. La Legge di Stabilità 2016 aveva addirittura fissato un termine di scadenza nel 30.04.2016, abbondantemente scaduto, le trattative si sono prolungate sino ad oggi e la proposta presentata dall’Esecutivo non risulta assolutamente impositiva, ma nonostante ciò, pur tenendo conto delle richieste avanzate dai diversi interlocutori, e compresi i finanziamenti per i territori, ancora non ci siamo.
Non bastano i passi indietro del Governo, non ultimo quello di aver ormai ”digerito” che gli introiti erariali con questa riforma saranno notevolmente più bassi, almeno per il momento, e non basta neppure che l’Esecutivo abbia chiaramente dichiarato di non voler intervenire con la riforma senza un accordo comune: e questo da un lato è un atto “moralmente apprezzabile”, mentre dall’altro potrebbe forse “suonare” come uno scarico di responsabilità e di non voler prendere decisioni “azzardate” su una “patata così bollente” come quella del gioco pubblico.
Ma a questo tipo di atteggiamento, gli operatori del settore sono purtroppo abituati: infatti, nessuno degli ultimi Governi ha mai voluto “decidere”, sin da quando è stato introdotta la prima legge locale sui giochi mai impugnta dall’Esecutivo, nonostante il gioco rappresenti una “riserva di Stato” che dovrebbe comprendere una gestione “centrale” di tutto il settore: Con questo atteggiamento, però, il riordino e la riforma “sfuggono” e lo stato delle cose in tutti questi anni è rimasto identico, anzi è solo peggiorato per gli addetti ai lavori, mentre gli Enti Locali hanno sempre di più acquisito potere.
Ma la “beffa per il gioco e per i casino online” potrebbe anche essere peggiore. Arrivano voci da Palazzo Chigi che proprio dai giochi si potrebbe attingere una ulteriore risorsa per far fronte alla richiesta dell’Unione Europea che impone all’Italia una correzione dei conti pubblici per ben 3,4 miliardi di euro per evitare una procedura di infrazione che si tradurrebbe in un annientamento della reputazione del nostro Paese a livello internazionale e chiuderebbe qualsiasi sbocco negli investimenti che si potrebbero fare sul nostro territorio. Quindi dove prendere il tessuto per “rattoppare” questa “toppa”? Ma dal gioco d’azzardo pubblico… naturalmente! E dove se no?